bilancia con simboli di genere femminile e maschile sullo stesso peso

B Woman significa solidarietà femminile

In BinHexS, le donne stanno crescendo in tutti i reparti. Mariastella Ditrani, una delle nostre veterane con ben sette anni in azienda alle spalle, ma che è tuttavia molto giovane, ha voluto trasmetterci la sua visione su ciò che significa essere donna, e che tutte condividiamo: dobbiamo praticare la solidarietà femminile e la sorellanza per essere più forti e far sentire la nostra voce!


V: Di che cosa ti occupi nella tua giornata in BinHexS? Quali sono le maggiori sfide nel tuo ruolo?

M: “Io sono IT Project Manager Team Coordinator, ovvero mi occupo di supportare e coordinare il team PM nella gestione dei grandi progetti, sono una figura ibrida nel mezzo tra il mio responsabile e la prima linea. Attualmente però ho ancora dei Clienti in mia gestione, nonostante in quanto coordinatrice dovrei lasciare la prima linea ai colleghi PM, perché negli ultimi mesi c’è stato un cambio sostanziale di persone nel team ed è un periodo di transizione e formazione per i nuovi ingressi. Il mio ruolo appunto prevederà il supporto al resto del gruppo nella gestione dei grandi progetti, ad esempio in questi giorni sono stata a Roma con un collega PM per dargli supporto per un’importante rollout su EMEA. Do, inoltre, supporto nel gestire quelle che sono le richieste interne ed esterne. È una sfida perché io sono una delle poche figure storiche nel team, e mi occupo di trasmettere il know-how sia verso il basso che verso l’alto; infatti, anche il responsabile di team è entrato da pochi mesi in azienda”.

Mariastella e la solidarietà femminile

V: Quali sono i tuoi obiettivi professionali?

M: “Circa due mesi fa ho ottenuto una promozione; infatti, il mio ruolo attuale di coordinatrice l’ho raggiunto dopo sette anni in azienda in cui sono partita da zero, prima nel reparto tecnico, e poi come PM, lavorando sodo, facendo training on the job e molti sacrifici, per questo al momento sento di volermi godere il traguardo e interpretare il mio ruolo dando il meglio di me. Sicuramente in futuro l’obiettivo sarà di crescere ancora e di accettare sfide sempre più importanti”.

V: Quali invece le tue più grandi passioni?

M: “La mia più grande passione, devo dirlo, sono le scarpe: ho una bellissima collezione di 84 paia, di ogni tipo. Le tengo con amore e impegno, le conosco e riconosco tutte, anche perché ogni scarpa ha la sua storia e il suo perché. Ma non solo scarpe: sono appassionata di musica, anche se non ho un genere preferito e vado molto in base all’umore – ad esempio passo dal pop al rock – e lego questa passione alla danza, che ho praticato per tanti anni, dai miei 5 ai 21 anni, passavo le giornate in palestra a ballare, era il mio modo di esprimere le emozioni e sfogarmi, perché normalmente sono una persona che tiene tutto dentro”.

V: Come percepisci il ruolo della donna nella società attuale, e cosa pensi che debba essere fatto per raggiungere la parità di genere in Italia?

M: “Penso che noi siamo parte del cambiamento, nel senso che, se guardo indietro, sicuramente la donna aveva molto meno valore e molta meno libertà, anche a livello lavorativo… quante donne lavoravano all’epoca delle nostre nonne? Erano considerate le custodi del focolare, per quello dico che siamo parte del cambiamento, perché ancora non c’è parità di genere, e le donne lo vivono e vedono tutti i giorni. Soprattutto chi, come noi, è in una realtà lavorativa prevalentemente maschile, come BinHexS e il mondo IT in generale. Se penso a quando ero ragazzina, ero l’unica donna in una classe di uomini, l’informatica è una realtà prettamente maschile ed è difficile da donna integrarsi in questo mondo. Vivere in una realtà di uomini spaventava ad esempio mia mamma, non perché non fosse sicura che fossi in grado di reggere la situazione, ma per quelle cose sconvolgenti che tutt’oggi si sentono su abusi, femminicidi, e da mamma è normale che ci sia preoccupazione, purtroppo. Questa è una realtà che sta migliorando, ma non l’abbiamo ancora superata davvero, queste tragedie avvengono ancora, e non è facile far rispettare il proprio essere donna. E lo dico per tutti gli ambiti, non solo a livello lavorativo, perché spesso è l’uomo che impone la sua persona, la sua autorità. Bisognerebbe cambiare quello che è la mentalità, non il singolo pensiero di qualcuno, e noi siamo parte del cambiamento proprio per quello, perché avendo consapevolezza e scardinando giorno per giorno le piccole ingiustizie quotidiane, possiamo cambiare il futuro ed educare le generazioni più giovani.

Secondo me una cosa importante su cui dovremmo lavorare noi donne è il credere in ciò che facciamo. Sarebbe bello imparare a sostenerci tra noi, proprio in quanto donne. Spesso c’è rivalità, gelosia e invidia; al contrario, fare squadra ci renderebbe più forti come donne in generale, e non agiremmo come combattenti disgregate. Bisogna essere d’ispirazione una per l’altra, perché solo così possiamo crescere”.

M: “Voglio anche aggiungere una piccola cosa, una dedica alla mia mamma. Spesso le donne devono decidere tra lavorare ed essere mamme. Se lavorano, il giudizio su di loro è che sono “cattive” mamme. Sono dell’idea che, se lasci i tuoi figli liberi, dandogli quella che è una linea guida e un’educazione, dai loro anche la maturità per affrontare le situazioni della vita. Io sono cresciuta con un padre lavoratore e una mamma anch’essa lavoratrice. Ed io e mia sorella siamo diventate l’una la spalla dell’altra, il che si ricollega al discorso che noi donne dobbiamo praticare la solidarietà e la sorellanza. Questo non toglie nulla a mia mamma, perché c’è sempre stata nonostante lavorasse, anzi, pensava al mio futuro e a darmi tutto ciò che poteva per farmi crescere al meglio”.


In occasione della Giornata Internazionale della Donna, abbiamo dato la parola ad alcune delle nostre colleghe in una maratona settimanale di contenuti e dibattiti per aumentare la consapevolezza sulla parità di genere e sull’emancipazione femminile. Seguici e dicci la tua!